Quando si avverte da molto tempo un certo malessere possiamo fare 2 cose: ASPETTARE che i sintomi o il disagio passino cercando di risolverli autonomamente o con il sostegno di amici e parenti oppure RIVOLGERCI ad un professionista.
Chiedere aiuto non vuol dire ammettere la propria sconfitta e, delegare all'altro la risoluzione del problema, ma è un atto di coraggio e di "amore" verso se stessi che porta ad incontrarci con la propria sofferenza all'interno di uno spazio di ascolto e di empatia. Diventiamo in questo modo, parte attiva della nostra vita nel ristabilire il benessere psicofisico, invece di ASPETTARE che il problema cresca per abbandonarsi a quel destino che sia una questione di carattere "sono fatto così oppure i problemi li risolvo da solo".
Molti studi neuroscientifici hanno dimostrato quanto un percorso psicoterapeutico sia efficace nel trattamento dei sintomi e dei disagi emotivi ed esistenziali, in quanto modifica la biologia, la fisiologia e la morfologia del nostro cervello e, dunque, migliora il funzionamento e l'organizzazione del nostro organismo. Le emozioni, i pensieri, i comportamenti e le capacità relazionali ritrovano, dunque, un nuovo equilibrio tra mente e corpo.
La psicoterapia analitica esistenziale non usa la parola “guarigione” come capacità di adattarsi alle forme di pensiero e di comportamento del mondo esterno, ma ha come processo centrale quello di aiutare la "persona" a comprendere il suo modo di "esserci" e di "essere nel mondo" attraverso la sperimentazione della propria esistenza nella più profonda autenticità, libertà e responsabilità matura.
L'obiettivo della psicoterapia analitica esistenziale è, quindi, quello di riconoscere e comprendere le cause personali o relazionali profonde che hanno reso l'esistenza bloccata nel disagio, nel malessere o nel sintomo, lavorando sulla consapevolezza, sulla libertà responsabile, sulla conoscenza di sé e del proprio progetto esistenziale.
Per raggiungere un cambiamento personale bisogna desiderare di divenire “artisti” della nostra vita; per far questo, non dobbiamo ripudiare le parti di noi stessi che non ci piacciono (limiti, ostacoli, errori, vissuti), ma dobbiamo innanzitutto conoscerli e accettarli, per poi trasformarli creativamente unificandoli alle nostre parti positive al fine di realizzare un progetto esistenziale basato sulla più autentica e armoniosa espressione di noi stessi.
Ogni uomo, infatti, ha un "Io Persona" che non è altro il progetto di realizzazione del proprio Sé come "un'opera d'arte". Realizzare un'opera d'arte, sia in campo propriamente artistico come nella vita, non si ottiene con un semplice atto di volontà né tantomeno con l'improvvisazione, ma è frutto di un impegno costante, fatto anche di tentativi ed errori e soprattutto di un passaggio attraverso la "morte" del proprio "io narcisistico", dei propri equilibri precedenti, delle proprie ristrette convinzioni, per "rinascere" ad una dimensione più ampia di vita.